Come molti miei coetanei,
da bambino ho iniziato a collezionare i modellini in plastica prodotti
dalla Politoys in scala 1:41 circa. Ricordo i primi quattro, avuti
in dono il giorno di Natale di uno dei primi anni sessanta (mi sfugge
l'anno esatto, ma penso fosse il 1962): una FIAT 1800 chiara con il
tetto nero, una Lancia Flaminia berlina, anch'essa bicolore, una Giulietta
SS e una FIAT 2300 Coupè Ghia, entrambe rosse e con le portiere
apribili.
Costavano appena 400 lire l'una, quelle apribili, e così il
parco auto crebbe considerevolmente come, di pari passo, la mia passione
per le macchinine. Si aggiunse così la Cadillac celeste, l'Anglia
grigia, la Flavia berlina rossa, la Flaminia coupè grigia,
la Giulia verde acqua, il furgone Alfa Romeo 2° in versione militare,
la FIAT 600 grigia, la caravan rossa, la Opel Kapitan bordeaux, la
FIAT-SIATA 1500 bianca, la FIAT 1500 familiare celeste, la Ford Taunus
17M celestina e tante altre ancora.
Qualche anno dopo, era il
1965, su Topolino cominciarono ad apparire le immagini pubblicitarie
della serie in M, cioè in metallo, in scala 1:43, cioè
un po' più piccoline delle altre. Costavano il doppio, 800
lire, ma erano tutt'altra cosa: totalmente apribili, con i sedili
reclinabili e la riproduzione del motore, dotate di sospensioni e
quasi tutte verniciate con colori metallizzati. E
non perdevano le ruote in curva! Già, quello di perdere le
ruote era il più grande difetto della serie in plastica: le
ruote, in gomma su cerchione di plastica, venivano semplicemente trafitte
dal perno di ferro che ben presto "ciurlava" e fuoriusciva.
Che strazio! Ogni volta occorreva ispessire il perno con pezzetti
di carta o nastro adesivo. La serie M, invece, aveva il perno passante,
ribattuto all'esterno del cerchione: non si riusciva a fare le curve
bene come con le ben più costose Dinky Toys o Tekno, ma andavano
comunque benone.
La prima fu la IM3 della foto
a fianco (è ancora il modellino originale). Si viaggiava bene
sulla IM3 azzurro chiaro che un mio zio acquistò al posto della
A40: bassa, sportiva, velocissima e molto confortevole. Mi capita
raramente di incontrarne qualcuna per strada e ogni volta mi fermo
a lungo ad osservarla. Acquistando il modellino anch'io, a modo mio,
la possedetti. Poi vennero le altre: la "Pagodina", la Flavia
coupè Zagato, la "600", la Giulia TZ (che perdette
quasi subito il retrovisore destro), la Fulvietta, e così via.
Il confronto
con la serie in plastica non reggeva più e così uno
squallido giorno dell'estate del 1971, uno di quei giorni che forse
era meglio rimanere a letto, misi i miei modellini in plastica, quasi
tutti con la scatola originale, dentro una vecchia valigia di cartone,
insieme alla serie originale e completa dei fumetti di Gordon, e regalai
il tutto a mio cuginetto, quello che viaggiava sulla IM3 vera.
D'altra parte mi ero appena diplomato al liceo classico e stavo perfezionando
la mia iscrizione alla facoltà di ingegneria; quei modellini
"da bambino" non erano adatti ad uno studente universitario.
Uno solo scampò all'epurazione: la FIAT-SIATA 1500 coupè,
bianca, che conservo ancora: si salvò perchè era smontata
e priva dei quattro strass anteriori. Li avevo "strappati"
io per incollarne due, in qualità di fendinebbia, all'interno
della calandra della splendida Ferrari 275 GTB (Art. 540), l'ultimo
modello che acquistai nuovo.
La concorrenza
delle altre marche era notevole: la Corgi Toys, ad esempio, cercava
di caratterizzare ogni modello con qualcosa di nuovo, qualche gadget
o qualche apertura in più, come la DB5 di 007. La Solido riuscì
a fare la Mustang con la luce interna funzionante all'apertura delle
porte! L'ho acquistata via Internet su iBazar, prima che avvenisse
la fusione con eBay.
Le Politoys-M erano già completamente apribili e costavano
meno. Cos'altro avrebbero potuto avere? Nacquero
così gli interni con "effetto velluto", come quelli
della Rolls Royce Silver Cloud III (Art. 518), i quattro sportelli
apribili della Maserati 4porte (Art. 541 del 1968), le sette aperture
della Ferrari 250 Le Mans (Art.525, vedi la foto con tre modellini
a fianco al titolo): 2 porte, 2 cofani, 2 tappi carburante e una delle
due alette sul tetto. Modelli sempre più complessi e dal costo
di produzione sempre più elevato.
Smontare una
Politoys-M è sempre stato facile: il fondo è fissato
con una o due viti. Rimontarle, invece, richiede perizia. Non i primi
modelli, composti da meno di una dozzina di pezzi, ma alcuni modelli
successivi richiedono capacità non comuni.
E' difficile, ad esempio, rimontare in modo perfetto una 250 LM sette
aperture: collettori e tubi di scarico se ne vanno per conto loro,
così come la molla della sospensione posteriore o i fari anteriori.
Una volta rimontato tutto si ha sempre la sensazione di avere un modello
invecchiato ("giocato" come si dice su eBay), che non funziona
più come prima. Per questo è più facile trovare
Corgi Toys e Dinky Toys rimaste efficienti grazie ai fondini rivettati,
che non consentono grandi manipolazioni.
Un altro modellino che scoraggia l'appassionato di smontaggio è
l'Alfa Romeo Giulia Gran Sport Quattroruote Zagato (art. 532 del
1967, riprodotto qui sotto). E' l'unico modello Politoys-M in scala
1:43 con lo sterzo funzionante: le ruote sono proprio collegate
al volante. La complessità del rimontaggio appare evidente
anche solo guardando il fondino e le sospensioni posteriori con
bracci oscillanti e molle elicoidali.
La possibilità di smontaggio, però, consente anche qualche
vantaggio: è più facile effettuare personali elaborazioni
e, soprattutto, è possibile da due modelli imperfetti ricavarne
uno buono.
Corgi Toys, Dinky Toys, Spot On dispongono di servizi ricambi, accessibile
anche via Internet; Politoys-M no. Il ricambio si prende da modelli
incompleti, che conviene comunque conservare.
A testimonianza delle possibilità di una facile elaborazione
inserisco anche l'immagine di una mia creazione ancora da ultimare.
La iniziai verso il 1970, ma la lasciai incompleta. L'ho ritrovata
di recente nella cantina dei miei genitori e ho sentito il dovere
morale di recuperarla e di ultimarla. Si tratta di una versione cabriolet
della Maserati 3500 GT prima versione (art. 501).