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Art.
8 - 1965
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DESCRIZIONE DEL MODELLO... |
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PARTICOLARI... |
Con i codici articolo "7" e "8" la Dugu produsse
due diverse versioni dello stesso modello: la Itala 25/35 HP del 1912
in versione con capote chiusa e con capote aperta. Il modello é
bello, con una ricca dotazione di accessori, ma abbastanza fragile,
al punto che é difficile averlo in condizioni perfette. I principali
punti deboli sono, nell'ordine, i supporti della gomma di scorta, i
braccetti della capote e le cinghie tendicapote. Il confronto tra le due versioni consente di vedere che il modello é proprio lo stesso: anche il numero di serie sul fondino. Capote a parte, la principale differenza tra i modelli "7" e "8" é il cruscotto, assente in questa versione chiusa, riportato, in plastica marrone, sulla versione aperta. La versione con capote chiusa poteva farne a meno perché la capote consentiva solo di intravvedere l'arredamento interno. Corpo vettura in metallo pressofuso (zamak). Sedili e capote in plastica. |
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... E DELL'AUTO VERA | I COLORI | |
La Itala Fabbrica Automobili fu fondata da Matteo Ceirano nel 1904 e fu per anni la seconda fabbrica italiana di auto, conquistando con le sue imprese (tra cui il noto Raid Pechino Parigi) l'immagine di auto sportiva e affidabile. Fu molto apprezzata sia in Italia che all'estero. La versione 25/35 HP risale al 1912 e rimase in produzione fino al
1915. La bella carrozzeria Torpedo a 6 posti, i due intermedi su strapuntini
ripiegabili, é stata realizzata da Giacomo Rosso & C di Torino.
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Il modello é stato prodotto in un unico abbinamento di colori: il rosso vivo. Capote bianca, sedili neri. Parafanghi, fondino e cerchi ruota rossi. La scatoletta fotografata é quella tipica della prima serie Dugu, con due finestre circolari. In realtà la scatoletta del modello fotografato é quella di una FIAT Mod 4 OPEN (art. 3) con il numero "4" (nei cerchietti) cancellato con pennarello e con l'etichetta gialla per la ITALA che riporta il giusto codice "7" in un quadretto. Era prassi comune per la DUGU sovrascrivere all'occorrenza scatolette predisposte per altri modelli. Lo facevano in caso di necessità, per mancanza delle scatolette giuste, o per non buttare via scatolette in stock. In questo modo sono state spesso riciclate, ad esempio, le scatolette nate per la commercializzazione iniziale dei modelli RIO e avanzate dopo che la Dugu cessò di trattarli. Il modello, comunque, adottò presto la scatoletta in plastica trasparente, con sovrascatola finestrata in cartoncino. La scatola era generica e il mdello era riconoscibile solo dall'etichetta applicata sul plexiglass. |