"Politoys M mancate". Così il collezionista
Mario Casali definisce i primi modelli della serie Export. Guardando
le immagini qui sopra e qui sotto si capisce che non è
possibile non essere d'accordo. Certamente non si fa riferimento
alla semplice osservazione che la numerazione è da "serie
cinquecento", cosa che ha creato non poca confusione nei
giovani collezionisti. Si fa riferimento, invece, alla perfezione
degli stampi, alla qualità della verniciatura, alla bellezza
delle ruote, alla solidità dell'insieme, alla scelta
stessa dei modelli da riprodurre in scala. Tutto lascia capire
che la Politoys sarebbe stata in grado di continuare a proporre
autentici capolavori in miniatura. E ci si rammarica del fatto
che si è trovata nella necessità di dover rispettare
rigide regole di mercato. Cosa sarebbe stata questa 330 GTC
se avesse potuto avere i cofani apribili, la riproduzione del
motore, i fari e le luci in plastica colorata... E la ISO Grifo,
che ritengo sia in assoluto la più bella che si possa
trovare in scala 1:43.
Con loro tante altre. Che rabbia!
Cari amici, guardiamo le immagini di questi modelli e impariamo
a conoscerli. Abbiamo a disposizione un valido condottiero che
ci guiderà nel percorso. Grazie Mario.
Alberto Spano
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LA STORIA...
Nel biennio
1968-69, uscirono sul mercato italiano i modelli della serie
Export che accompagneranno per alcuni anni quelli della serie
M. Fin da subito, però, si presentarono molto più
economici, decisamente di minor pregio rispetto a quelli della
serie precedente: finiture sommarie, fondini rivettati, due
sole aperture (in alcuni casi una sola e persino nessuna, come
nella Abarth 3000).
I primi modelli, comunque, sono ancora considerati assolutamente
fantastici, al punto da poter essere definiti come degli "M"
mancati. Si vocifera, infatti, che a Milano siano stati visti
dei modelli di VW 1600 Familcar con 4 aperture, proprio come
per i veri M. Si trattava, probabilmente, di semplici prototipi
che non ebbero poi un seguito produttivo.
Poi la Polistil, complice l'inizio della crisi di settore, decise
di operare una politica di risparmio sui costi di produzione
e optò per la serie "economica" Export. Certo
che definirla economica oggi appare un po' strano: come si dovrebbero
definire, allora, le produzioni successive? Si pensi anche solo
alle versioni degli stessi modelli uscite nei primi anni settanta
e dotate delle ruotine veloci, in plastica.
Come spesso accade, tuttavia, anche gli ultimi saranno primi:
alcune versioni con le ruote veloci, infatti, sono oggi di più
difficile reperibilità e spuntano quotazioni più
elevate di quelle delle stesse versioni con le ruotine in gomma
e con gli assali più spessi.
La serie Export è composta da 33 modelli tra berline,
family-car e sportive più o meno esaltanti. I modelli,
prodotti in varie colorazioni, uscirono dapprima con la scatoletta
giallo-verde (denominata box di Tipo 2), priva di finestre.
Successivamente si passò alla scatoletta rossa (Tipo
3), finestrata, e quindi alla scatoletta gialla e verde, con
vetrina raffigurante al suo interno un distributore di benzina
(Tipo 4). Esiste anche una versione denominata Tipo 5, identica
alla Tipo 4, ma caratterizzata dalla presenza del bollino adesivo
che enfatizzava la presenza delle ruotine veloci.
Tutti i modelli hanno il fondino in metallo, rivettato. Tutti
tranne una versione promozionale della Jensen Coupé,
uscita anche con fondino fissato con viti a croce.
Poche, ma presenti, le varianti. Tra queste si ricorda la Citroen
DS21, uscita in due versioni differenti, con o senza i fari
in plastica, entrambe con le ruotine veloci, e la Ferrari Berlinetta,
uscita con differenti alettoni (rossi, bianchi mobili, e in
metallo fissi). C'é poi il caso della Lamborghini Marzal
Bertone, per la quale il passaggio dalle ruote in gomma alle
ruote veloci portò alla soppressione delle caratteristiche
portiere ad ali di gabbiano. Proprio di questo modello però,
esiste un prototipo intermedio che pur avendo le ruote veloci
conserva ancora le due portiere ad ali di gabbiano. Ovviamente
è molto raro.
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