L'azienda torinese Mercury iniziò
a produrre giocattoli nell'immediato dopoguerra, ottenendo un
discreto successo proprio nel settore delle macchinine. Nel
decennio dal 1953 al 1962 la produzione dei modellini in scala
1:48 (cioè appena un po' più piccoli dei comuni
Corgi, Dinky ecc.) ebbe un grandissimo successo e quei modellini
sono ora molto ricercati dai collezionisti di tutto il mondo.
Nei primi anni sessanta le aziende del
settore cominciarono a farsi una seria e sana concorrenza e
cominciarono a sfornare modellini ricchi di aperture, completi
di vetri, interni e sospensioni, con vernici metallizzate, fari
anteriori tipo strass e sedili reclinabili. Alcuni avevano le
ruote sterzanti, altri vantavano gadgets eccezionali, quali
i fari che si illuminavano (ad es. i noti "Trans-o-lite"
della Corgi Toys) o i tergicristallo funzionanti (Mercedes Benz
600 Pullman, sempre della Corgi Toys, che disponeva anche dei
vetri discendenti).
Si sentì, quindi, la necessità
di adeguare la produzione a quella dell'agguerritissima concorrenza
e così, nel 1962, anche la Mercury fece un gran salto
di qualità, adottando la più comune scala 1:43
e sfornando la Meravigliosa Fiat 2300 S Coupé Ghia, che,
anche se priva del cagnolino acquattato sulla cappelliera sotto
al lunotto, poteva tranquillamente stare al passo con un'altra
splendida riproduzione di una vettura Ghia: la Chrisler 6.4
litri V8 della Corgi Toys (art. 241 del 1963). Il confronto
tra i due modelli è riportato qui a destra.
Una volta sbloccata la situazione
la Mercury produsse una serie di modelli a mio avviso splendidi,
tra i quali mi piace ricordare soprattutto la Lancia Flavia
Coupé Pininfarina, la Maserati 3500 GT, La Mercedes Benz
230 SL "Pagodina".
Ci fu, poi, la serie dei modeli FIAT,
tra cui spicca la "famiglia" delle 850, prodotte in
versione berlina, coupé, spider, Abarth ecc. Nella foto
grande, in alto, la famiglia delle 850 risplende in tante colorazioni
diverse, più o meno rare. Una vera gioia vederle tutte
insieme, vien quasi voglia di sdraiarsi in mezzo a loro come
faceva Paperon de Paperoni con le montagne di dollari sonanti
ammucchiate nel suo deposito.
Già, la Mercury non ha certo lesinato
con le colorazioni e ciò rende ancora più affascinante
la caccia ai modellini. Penso, ad esempio, ad alcuni modelli
Corgi che sono stati prodotti sempre e solo di uno o al massimo
due colori diversi: la Chevrolet Corvair (quasi sempre celeste),
la già citata Mercedes 600 (sempre rosso metallizzato),
la R16 (sempre rosso scuro metallizzato), la Oldsmobile Super
88 (quasi sempre celeste e bianca) e così via... che
noia. La Mercury, invece, ha cambiato spessissimo la tinta:
basta pensare alle innumerevoli varianti della 600 multipla
(foto qui sotto) o della Flavia Coupé (vedi foto grande,
in basso). Ogni tanto salta fuori su eBay qualche variante che
non abbiamo mai visto e scatta inesorabile la voglia di portarla
in garage.
Certo, anche la Mercury, come tutte le
altre marche, ha cercato di ridurre i costi riuscendo a riciclare
modelli già noti per realizzare versioni speciali: basta
pensare alla Pagodina, che dopo la versione aperta e la versione
chiusa ha dato origine alla originale versione Safari. Oppure
alla serie delle Ferrari 330 P prodotte in versione Silverstone,
Monza, Nurburgring, Sebring ecc. ecc.. O, ancora, alla Maserati
3500 in versione competizione, che, a differenza delle altre
appena nominate, non è stata considerata degna di una
scatoletta tutta sua, ed è stata venduta con la scatoletta
della versione GT stradale con sovrascritta a tampone, sull'aletta
di chiusura, la parola "COMPETIZIONE". Le leggi del
mercato sono sempre dure.
La stessa Fiat 2300 S Coupé Ghia
ha determinato un ripensamento della fabbrica due anni dopo
il suo esordio: è stata prodotta la versione semplificata,
con i fari stampati (anzichè riportati) e con altre semplificazioni.
La prima serie era troppo costosa, ma la versione semplificata
ha oggi una quotazione più elevata di quella della serie
originale: una piccola vendetta.
Superato il 1969 però, tutte le
aziende hanno fatto registrare segni di crisi e molte si sono
estinte o hanno iniziato a produrre serie più economiche.
La Politoys ha prodotto la serie Export (orrenda se confrontata
con la serie M), la Mebetoys ha prodotto le serie Europa (stesso
pessimo giugizio), la Solido ha prodotto la serie 10 (improponibile
vicino alla serie 100), la Corgi ha prodotto la serie Whizzwheels
(che, a onor del vero, ha degli splendidi modelli, se si fa
finta di non accorgersi di quelle squallide ruotine veloci).
E la Mercury? Ha prodotto la serie 300,
cioè la "Special", nella quale si trovano modellini
anche molto interessanti, ma di livello qualitativo inferiore
rispetto a quello del periodo dal 1962 al 1969. Per questo,
questa pagina web la dedico a ricordare i soli modelli prodotti
in quegli anni. Ci sarà occasione, in futuro, di estendere
la catalogazione ai modelli successivi.
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DUE GHIA
A CONFRONTO
MERCURY
#23/1962
FIAT 2300 S COUPE' GHIA
contro
CORGI TOYS #241/1963
GHIA 6.4L CHRYSLER V8 ENGINE
I motori
sono molto diversi, 2300 cc per la FIAT e ben 6400 cc per
la Chrysler, ma le due vetture non nascondono certo la loro
parentela stilistica: il lunotto posteriore diviso in tre
sezioni le accomuna come un DNA.
I due
modelli sono entrambi bellissimi: sono completamente apribili,
dispongono di sospensioni, arredamento interno, vernice metallizzata
ecc. ecc. La Corgi appare più solida e meglio rifinita,
col solito fondino rivettato che ne impedisce lo smontaggio
e con una verniciatura più spessa, di qualità
elevata. Ma anche la Mercury non scherza: la vernice è
più fragile, ma i paraurti sono in metallo cromato,
robustissimo e inossidabile (sulla Corgi sono in plastica
e la cromatura tende a sfogliarsi).
I sedili
hanno gli schienali reclinabili, ma quelli Corgi sono di più
pregevole fattura (gli schienali della FIAT si muovono appena
per l'elasticità della plastica, mentre gli altri sono
proprio snodati).
Entrambe hanno il rivestimento interno anche sulle portiere
e il cruscotto arricchito da decal (2300) o rivestimento in
carta adesiva (6.4L).
La
Mercury ha in più la targa TO e i fari riportati, in
plastica trasparente. Il bagagliaio ha il rivestimento in
plastica sul fondo. La Corgi ha l'apertura facilitata del
cofano motore: basta schiacciare le sospensioni anteriori
e un pistoncino fuoriesce dal filtro dell'aria e solleva il
cofano di qualche millimetro, giusto il tanto da poterlo sollevare
agevolmente. Dispone di fari strass e sulla cappelliera, sotto
al lunotto, c'è il cagnolino che attende il padrone.
Brutto vizio quello di lasciare il cagnolino chiuso in macchina.
E il cagnolino Corgi si vendica: è infatti responsabile
della filatura del lunotto, difetto comunissimo in questo
modello. Schiacciando inavvertitamente il lunotto la pressione
si distribuisce in modo squilibrato e spacca la plastica proprio
in corrispondenza del grazioso cuccioletto.
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