Quella del collezionista
è una gran brutta malattia. A volte prende fin da bambini,
a volte si sviluppa in età avanzata. Non so se sia geneticamente
ereditaria, ma quando prende sono dolori. E così c'è
chi raccoglie tappi di bottiglia, pacchetti di sigarette, bottigliette
mignon e c'è chi colleziona, beato lui, auto d'epoca
o opere d'arte. Io, ad essere sincero, sono un collezionista
di auto d'epoca, quelle degli anni cinquanta e sessanta, ma
non ne possiedo neppure una, sia perché non posso permettermelo,
sia perché non saprei proprio dove custodirle. Riesco
comunque a tenermi informato e do sfogo alla mia passione realizzando
il mio sogno in scala ridotta.
Così sono diventato uno di quelli che in inglese vengono
definiti "avid collectors" di macchinine, cioè
sono stato contagiato inesorabilmente dalla malattia.
Realizzando le pagine di questo
sito forse anche io sto contribuendo al contagio. Si sa, le
malattie spesso sono contagiose e si trasmettono da un individuo
all'altro a volte molto velocemente. In genere, quando uno contrae
una malattia può trasmetterla ad altri, ma rimane immune
venendo in contatto con un altro ammalato. Con le macchinine
non è così: un collezionista già visibilmente
ammalato si può ammalare molto di più incontrando
un altro collezionista che sta peggio di lui, un "hyper-avid
collector". A me è successo di recente.
Volevo, ma sarebbe più
giusto dire dovevo, inserire nel sito qualche pagina sulla Mebetoys,
ovviamente riferendomi al periodo pre-Mattel, e sono andato
a cercare le informazioni necessarie. Non so perché ma
quando ero un ragazzino non amavo le Mebe: ad esse preferivo
le Politoys. Forse solo perché sono arrivate qualche
anno dopo, quando già ero un piccolo collezionista di
Politoys. Non avendole collezionate fin da allora, ovviamente
sono rimasto molto a digiuno di notizie. In questi ultimi anni
ne ho acquistate molte, una più bella dell'altra, ma
per una catalogazione sul sito servono molti dati e molte immagini:
bisogna conoscere l'evoluzione dei vari modelli nel tempo, le
varianti di colore, i corretti abbinamenti con le scatolette
e via dicendo.
Fortunatamente qui in Sardegna
abbiamo l'esperto delle Mebetoys (credo che sia libero docente
in mebetoyslogia) e poiché ci conosciamo molto bene gli
ho chiesto di farmi fare qualche foto ai modelli della sua collezione
e di fornirmi qualche dato utile ad una prima classificazione
(da A1 a A40). Sono nate così queste pagine che integrerò
nel tempo con altre foto e altre notizie.
E la malattia? Aggravata,
molto aggravata. Potete immaginarlo anche da soli. Io chiedevo
una Alfa 2600 da fotografare e lui me le tirava fuori di tutti
i colori. Chiedevo una Fiat 1100R e me ne ha fatto vedere undici
tutte diverse. Stessa storia per tutti gli altri modelli. Le
foto che troverete ne sono la prova. Le ho scattate tutte io
ma, purtroppo, solo in parte riguardano modelli tratti dalla
mia collezione.
Devo comunque ringraziare il mio amico per la disponibilità
dimostrata e per la pazienza con cui ha estratto i preziosi
modelli dalle scatolette per poi rimetterceli, operazione che
ha effettuato lui personalmente, macchinina per macchinina.
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Un po' di storia
La Mebetoys
fu fondata dai Fratelli Besana e deve il suo nome alle iniziali
di MEccanica BEsana, con la classica aggiunta
della parola inglese TOYS, giocattoli.
I primi modelli furono presentati ufficialmente proprio al
Salone del Giocattolo di Milano, nel 1966. Si trattava di
automodelli ricavati in pressofusione di zamac, molto solidi
e ben rifiniti, sia nei dettagli che per la verniciatura.
A differenza dei Politoys, in genere totalmente apribili,
i modelli Mebetoys avevano inizialmente un più limitato
numero di aperture, ma una più ricca gamma cromatica,
che li facevano somigliare più ai Mercury e agli altri
prodotti delle più quotate industrie straniere, quali
la Corgi Toys, La Dinky Toys e la Solido.
Le prime versioni
erano vendute con la scatoletta bianca che riportava la fotografia
dell'automobile vera. Il colore del modello poteva essere
verificato dal classico foro circolare presente su due lati
della scatola. All'interno il modello restava fermo grazie
ad una striscia di materiale spugnoso che lo avvolgeva, proteggendolo
dallo sfregamento.
Successivamente si passò alla scatoletta con finestra
laterale, a forma di bocca di forno, fragilissima perchè
ricavata dalla stessa pellicola trasparente termosaldata sulla
superficie esterna della scatola. Anche se era presente la
solita striscia di spugna a tenere fermo il modello, le spigolosità
dei modelli stessi ed urti anche lievi laceravano facilmente
la finestra. Per questo è oggi difficile trovare Mebetoys
con la scatola perfetta. Quando si trova una scatola con la
vetrinetta incollata dall'interno si tratta sicuramente di
una scatoletta restaurata.
Per classificare le Mebetoys occorre guardare soprattutto
le ruote, il fondino e la presenza degli strass applicati
al posto dei fari. Nelle schede dei singoli modelli si troveranno
molti elementi utili a riguardo.
Importantissime sono anche le targhe, di pregevole fattura
e molto realistiche, che hanno seguito con la loro numerazione
l'evolversi dei modelli. Ma le targhe possono essere facilmente
sostituite o riprodotte.
Di seguito si riportano le schede di tutti i modelli prodotti
fino al 1969. Nel 1970 la Mebetoys fu ceduta alla Mattel.
In fondo alla pagina saranno inserite le schede dei modelli
dalla A41 in poi.
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